martedì 4 agosto 2015

I luoghi del cuore

Ogniuno di noi ha uno o più luoghi a cui è legato in maniera speciale, per i ricordi che vi sono legati o per momenti di vita che qui sono stati vissuti.
Anch'io ho i miei.
Ma ce n'è uno in particolare che occupa un posto molto speciale nel mio cuore; è un luogo che mi ha vista prima bambina con la spensieratezza della inconsapevolezza e poi adolescente, impegnata ad affrontare quelle lotte interiori con il mio Io in crescita alla scoperta della vita.
Quella casa dei nonni, antica, incastonata nel paese vecchio di Castel del Piano in cui passavo le mie estati a far scorribande con la mia combriccola del paese, alla ricerca di me stessa e di quella sicurezza interiore che per molti anni non ho avuto.




Io sono nata e cresciuta a due passi dal mare e, come accade per molti nati in cittá di mare per i quali le vacanze non sono al mare, venivo a passare le ferie dei miei genitori in montagna, nella casa dei nonni materni.
Questa casa è il mio luogo del cuore; quel luogo in cui mi sono presa la prima cotta per Cristiano (ed ho avuto la prima delusione); Quel luogo in cui mi sono vista da brutto anatroccolo, piano piano, diventare cigno (anche se oggi sono un cigno dentro, e non fuori);
Quel luogo in cui ho respirato la mia prima aria di indipendenza e di libertá.
Quanti ricordi di giornate passate ad ascoltare Hotel California sulle scale dell'oratorio e quella volta che venne quell'acquazzone estivo che piovve così tanto ma così tanto che percorrere le strade in salita del poggio, che nel frattempo erano diventate torrenti in piena, per tornare a casa fu un'impresa quasi titanica per me.
E il vivere senza orologio e senza cellulare e contare i rintocchi della torre dell'orologio per sapere che ore erano.




Quanti ricordi...
Di una bambina ormai diventata donna, moglie, madre.
Insomma, qui in questa casa fatta di pietra e travi in legno, sopravvive ancora la Chiara bambina che oggi balla e corre per mano con Lara, come se le due timeline si sovrapponessero e diventassero un'unica dimensione.
A distanza di 37 anni.
Il paese è cambiato poco.
Io, invece, sono cambiata molto.
Ma passeggiare per questi vicoli, con la mia bambina in fascia sulla mia schiena, mi riporta a quella bimba che ero.
Molti anni fa.
E riscoprire il paese, a piedi, con Lara che dalla mia schiena vede ciò che vedo io e da sopra la mia spalla indica cose e persone nuove ai suoi occhi ma non nuove ai miei, mi fa in un certo qual modo conoscere Castel del Piano.
Di nuovo.
Ma con un filtro diverso.
Non più i miei occhi.
Ma i suoi occhi.
Occhi di bambina felice, spensierata, inconsapevole, pura.