martedì 27 ottobre 2015

E siamo a DUE!

Due, esatto DUE, sono gli anni che mia figlia compie domani; 730 giorni passati fuori dalla mia pancia ad apprendere esperienze ed abilità e a sperimentare cose nuove, sapori, suoni, consistenze, parole e movimenti.
730 giorni in cui io sono maturata e tu sei cresciuta di 36 cm.
Mi sembra ieri che facevi capriole immersa nel nostro liquido amniotico e che mi davi calcetti e piccoli pugni per manifestare la tua presenza ed esprimere le tue emozioni; piccina, pochi centimetri e pochi grammi, già avevi cambiato le nostre vite..mia e di tuo padre.
Oggi sei una mini donna che impone la sua volontà in maniera decisa e assertiva, nonostante i tuoi soli due anni, che sceglie già i vestiti da indossare e che sperimenta la sua indipendenza giorno dopo giorno; passo dopo passo.

Al mio fianco.

E' bello vederti crescere e vedere con quanta gioia affronti la vita e piano piano ti ritagli un posto nel  mondo tenendomi per mano ed indicandomi le cose che attraggono la tua attenzione, come se tu volessi chiedere spiegazioni o semplicemente farmele notare.
Ma sarà difficile vederti crescere e camminare su quelle tue lunghe gambe, da sola, nel mondo, e ad ogni compleanno ritrovarmi a guardarmi indietro e ripensare a noi due; a me che sono cresciuta e diventata mamma con te e grazie a te, e a te, piccola donna, che vai sempre un pò più via da me..
Ma, in fondo, fare figli è questo in sostanza.
Io cercherò di guidarti per quanto tu vorrai farti guidare e poi rimarrò a guardarti mentre tu cadrai e ti rialzerai, mentre affronterai tutte le difficoltà che la vita ti porrà davanti, andando sempre alla ricerca di quella che sarai.

Ma non sarai mai sola.

Un pezzetto di me vivrà sempre con te ed uno tuo lo terrò per sempre con me.
Finchè avro forza per ricordare.

Il mondo sarà tuo.
Ed io con lui.

Ti amo piccola gazzella.












mercoledì 30 settembre 2015

Pancia, si grazie!

L' intensa relazione a due con la mia pancia nasce con me, 39 anni fa.
Da piccolissima ero la classica bambina disappetente ed ho vissuto d'aria e di nulla fino ai 7 anni circa quando, probabilmente l'asportazione delle adenoidi o semplicemente la crescita, hanno aperto una voragine nel mio stomaco ed ho iniziato a mangiare come un bufalo, tra gli sguardi felici ma allo stesso tempo esterrefatti di genitori e nonni.
Così, scongiurato l'esaurimento nervoso a mia mamma, ho iniziato a ricoprire di ciccina quel mucchietto di ossicini che costituivano il mio corpo; ho vissuto di rendita fino ai 13-15 anni circa grazie al fatto che il dna e lo sviluppo precoce mi avevano regalato il privilegio di essere "la bambina più alta della classe" fino ad almeno tutte le medie inferiori, dopodichè la mia ciccina cominciò ad essere un problema.
In adolescenza, come tutte le adolescenti, non mi accettavo per il corpo che avevo, mi vedevo troppo alta, troppo formosa (sempre grazie allo sviluppo precoce di cui sopra), troppo grassa, troppo pallida, i capelli troppo lisci...insomma, non mi piacevo, anzi, non mi accettavo proprio.
Mi sentivo come se fossi nel corpo di qualcun altro.
E, ovviamente, mi nascondevo.
Dentro maglioni enormi (spesso ricorrevo anche a quelli di mio padre), pantaloni per nulla aggraziati, maglie larghe che coprissero il più possibile.
Devo ammettere che è stato un periodo difficile per me; guardarsi allo specchio e non riconoscersi nell'immagine riflessa è  terribile per una ragazza che, come la stragrande maggioranza degli adolescenti, non ha altri problemi a cui pensare che essere accettata dalla società e dai coetanei.

Per fortuna non sono stata assalita dall'acne!

Se oggi riguardo le mie foto di quell'epoca mi do dell'imbecille patentata; non ero affatto grassa, non ero pallida, i miei capelli erano lunghi folti e bellissimi, ero alta e con due tette da paura...un vero "fighino"...ma la testa e lo sguardo con cui mi giudico oggi non sono gli stessi di ieri.

Oggi sono una donna adulta, sicura di sè, ormai attrezzata fisicamente, ma soprattutto psicologicamente, ad affrontare tutte le intemperie e tutti gli specchi che la vita mi pone davanti;

Ed ho la pancia.

E a giorni alterni la stimo.

Ci sono dei giorni in cui vorrei potermi mettere quei bei vestitini tagliati di sbieco che fanno un punto vita da vespa, oppure quei pantaloni fighissimi tutti attillati che si sposano da Dio col tacco 12, ma non posso...o meglio...potrei, ma sembrerei una damigiana rivestita a festa!
Ma non ha importanza.
La mia pancia è un valore aggiunto; per 9 mesi ha protetto la mia bambina, l'ha tenuta al caldo e si è adattata alle trasformazioni del suo corpicino, che da fagiolino di pochi millimetri é diventato un piccolo corpo perfetto di 3,6 kg.


Il mio corpo tanto odiato da adolescente é stato in grado di creare la perfezione.
E ne sarà ancora in grado in futuro, per ogni figlio che verrà, se ne verranno altri.
Ed io lo amo per questo.
Pancia compresa.









martedì 4 agosto 2015

I luoghi del cuore

Ogniuno di noi ha uno o più luoghi a cui è legato in maniera speciale, per i ricordi che vi sono legati o per momenti di vita che qui sono stati vissuti.
Anch'io ho i miei.
Ma ce n'è uno in particolare che occupa un posto molto speciale nel mio cuore; è un luogo che mi ha vista prima bambina con la spensieratezza della inconsapevolezza e poi adolescente, impegnata ad affrontare quelle lotte interiori con il mio Io in crescita alla scoperta della vita.
Quella casa dei nonni, antica, incastonata nel paese vecchio di Castel del Piano in cui passavo le mie estati a far scorribande con la mia combriccola del paese, alla ricerca di me stessa e di quella sicurezza interiore che per molti anni non ho avuto.




Io sono nata e cresciuta a due passi dal mare e, come accade per molti nati in cittá di mare per i quali le vacanze non sono al mare, venivo a passare le ferie dei miei genitori in montagna, nella casa dei nonni materni.
Questa casa è il mio luogo del cuore; quel luogo in cui mi sono presa la prima cotta per Cristiano (ed ho avuto la prima delusione); Quel luogo in cui mi sono vista da brutto anatroccolo, piano piano, diventare cigno (anche se oggi sono un cigno dentro, e non fuori);
Quel luogo in cui ho respirato la mia prima aria di indipendenza e di libertá.
Quanti ricordi di giornate passate ad ascoltare Hotel California sulle scale dell'oratorio e quella volta che venne quell'acquazzone estivo che piovve così tanto ma così tanto che percorrere le strade in salita del poggio, che nel frattempo erano diventate torrenti in piena, per tornare a casa fu un'impresa quasi titanica per me.
E il vivere senza orologio e senza cellulare e contare i rintocchi della torre dell'orologio per sapere che ore erano.




Quanti ricordi...
Di una bambina ormai diventata donna, moglie, madre.
Insomma, qui in questa casa fatta di pietra e travi in legno, sopravvive ancora la Chiara bambina che oggi balla e corre per mano con Lara, come se le due timeline si sovrapponessero e diventassero un'unica dimensione.
A distanza di 37 anni.
Il paese è cambiato poco.
Io, invece, sono cambiata molto.
Ma passeggiare per questi vicoli, con la mia bambina in fascia sulla mia schiena, mi riporta a quella bimba che ero.
Molti anni fa.
E riscoprire il paese, a piedi, con Lara che dalla mia schiena vede ciò che vedo io e da sopra la mia spalla indica cose e persone nuove ai suoi occhi ma non nuove ai miei, mi fa in un certo qual modo conoscere Castel del Piano.
Di nuovo.
Ma con un filtro diverso.
Non più i miei occhi.
Ma i suoi occhi.
Occhi di bambina felice, spensierata, inconsapevole, pura.







giovedì 23 luglio 2015

Di fasce e di estati calde

Estate 2015.
l'estate più calda degli ultimi 100 anni, così dicono.
Ma forse la memoria dimentica l'estate del 2003...
Fa caldo, si, molto caldo, ma quest'estate è diversa; è la prima estate con la mia bambina che parla, cammina e corre.
L'anno scorso ha iniziato a gattonare più o meno in questo periodo, e in questa casa, quest'anno però corre..insegue i nonni e gli fa cucù da dietro le porte; passa le serate a spegnere ed accendere le luci di casa e a salire e scendere da letti e divani.
poi con quel suo modo un pò english di dire "nou" alzando un sopracciglio ed increspando le labbra..
Insomma, è un vero spasso!
Ripete le parole e si relaziona col mondo, capisce tutto e ti risponde a tono.
Se avessi saputo che crescere una figlia sarebbe stato così divertente ne avrei già fatte 10..

E il caldo scompare.

Anche quando, da brava mamma canguro, la carico sulla schiena e me la porto in giro in fascia.
E' il nostro rifugio speciale, la fascia.
La nostra cuccia.
Lei mi mette le sue manine bollenti intorno al collo e giocherella con il lobo del mio orecchio, indicando i bau bau (come chiama lei i cani) e facendo ciao ciao a tutte le persone che incontriamo per strada.
Anche con questo caldo, averla sulla schiena è un'esigenza viscerale per me; mi prende la smania come un bimbo che saltella sulla porta sapendo che sta per andare al luna park.
Tutte le mie amiche portatrici mi chiedono come faccio...faaaa caaaldoooooo...
Si è vero, fa caldo, un caldo infernale, ma l'avere la mia bimba sulla schiena è diventata un'esigenza esattamente come il respirare. Non se ne può fare a meno. Mai. Mai più.
Quando ho intrapreso questo cammino non sapevo a cosa sarei andata incontro; Appena nata Lara camminavo fiera per strada spingendo la sua carrozzina ma non avevo idea di cosa mi stavo perdendo.
Un legame unico, fatto del corpo a corpo, pelle a pelle, i miei respiri che si fondono con i suoi, il suo battito cardiaco che si allinea col mio.
Due corpi che diventano uno.
E, come la vita, anche il portare si evolve, cresce; cresce con noi, prima si sperimenta il portare pancia a pancia con il pulcino dolcemente accoccolato sul busto della mamma, ad altezza bacio in fronte..gli sguardi che si incrociano e la tetta a portata di bocca..il cucciolo che scopre il mondo attraverso il corpo della mamma.
Poi si passa al fianco e il piccino inizia a scoprire il mondo da un'altra angolazione, vede quello che vede la mamma, e non più solo la mamma; la scoperta va di pari passo con la curiosità e cresce la voglia di indipendenza.
Poi la schiena...il mio, il nostro, mondo preferito.
La complicità che si instaura guardando nella stessa direzione. Il mondo diventa a 360 gradi.
Il mondo del portare l'ho scoperto tardi, Lara aveva quasi 5 mesi e ci siamo godute molto poco il pancia a pancia, anche se rimane la nostra posizione preferita nelle serate piagnucoline...grazie alla mia innata curiosità e a Veronica, che mi ha insegnato come legare bene per essere sicure e comode in due, mi ci sono buttata a capofitto portandomi addosso mia figlia in ogni momento utile; anche in casa per risolvere i momenti di empasse dovuti al dover conciliare una casa da accudire con una figlia cozza.
Oggi mi ritengo una mamma portatrice a tutti gli effetti e fiera di esserlo.
Ho definitivamente parcheggiato fuori casa il passeggino (che è diventato ad uso esclusivo delle nonne) e la fascia è diventata il nostro unico metodo di trasporto nei nostri spostamenti ed amica inseparabile sempre presente in borsa e valigia, ovunque andiamo.
E mia figlia cammina e corre che è una bellezza...
Ma la "tascia" (come la chiama lei) è insostituibile, ormai, e lo sarà sempre..anche quando lei sarà grande e non vorrà più essere portata ma le servirà una coperta di linus..anche quando lei avrà i suoi cuccioli da portare e avrà in dote le fasce della mamma..
Insomma...un amore grande, grandissimo...
E chissà che magari un giorno non si trasformi in un lavoro......





giovedì 19 febbraio 2015

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